25 aprile 1945: una giornata intensa di lotta e libertà, scandita dalla proclamazione dell’insurrezione generale da parte del Comitato di liberazione nazionale alta Italia. L’occupazione nazista avrebbe ancora gravato sulla popolazione, con i combattimenti e le ultime stragi di civili, fino ai primi di maggio. Ma il Paese, pur ridotto in macerie dalla guerra fascista e segnato da profonde divisioni politiche ed umane, poteva iniziare un nuovo cammino. Scomparsi i testimoni, le emozioni di quelle ore restano vive guardando le fotografie e leggendo i documenti e i libri che ci raccontano quelle ore, che rappresentano il culmine di mesi difficili, il compiersi di una speranza attesa da molti. La Resistenza, in tutte le sue forme (militare, partigiana, civile) aveva contrastato nazismo e fascismo, dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43. Era il manifestarsi di un’altra Italia rispetto a quella forgiata dalla dittatura. Era emersa dal no alla guerra dei militari, dopo l’armistizio, divenuti presto internati e schiavi nei campi di concentramento di Hitler, nel maternage di massa della popolazione (uomini e donne, laici e religiosi) verso disertori, ebrei, antifascisti, nella lotta partigiana sui monti, nelle valli e in città, nelle battaglie del rinnovato regio esercito, nello sciopero del marzo del 1944 e nel boicottaggio delle fabbriche da parte degli operai per impedire il trasferimento dei macchinari nel Reich, nell’azione politica degli uomini e delle donne dell’antifascismo nei CLN, nelle stamperie clandestine. In antitesi al “me ne frego” e al bellicismo fascista, si erano compiute le scelte, spesso dolorose e solitarie, di uomini e donne costretti a fare i conti con la propria storia e con quella del Paese. Si affermarono i valori della fraternità, della solidarietà e della libertà che sarebbero stati poi sanciti nella Costituzione della Repubblica. Per questo il 25 aprile fu scelto subito come festa nazionale, simbolo della nuova Italia che doveva formarsi e che avrebbe dovuto lottare a lungo con le scorie e le eredità del fascismo. Oggi, 80 anni dopo, è la nostra festa: impegno di memoria e conoscenza, monito per il presente, bussola per le nostre scelte.
Matteo Mazzoni – Direttore ISRT